Storie delle famiglie
25/05/2020
Due famiglie, una grande amicizia
Casa Ronald: una nuova famiglia
Quando siamo partiti con mio marito e la piccola Sofia per andare a Firenze in Casa Ronald, eravamo molto spaventati, perché oltre ad affrontare la malattia della nostra bambina non conoscevamo nessuno, ci sentivamo soli. Una volta arrivati però ci siamo accorti che come noi c’erano tante famiglie diverse, per età, religione, cultura e origine, che vivevano a loro modo le stesse preoccupazioni. Sembravano un’unica grande famiglia.
Un legame profondo
Insieme a noi, quel giorno, è arrivata anche un’altra famiglia: Giacomo, Fabiola e il piccolo Filippo. Abbiamo scambiato poche parole io e Fabiola e il giorno dopo, con grande sorpresa, ci siamo ritrovate nello stesso reparto dell’ospedale e anche nella stessa stanza. A quel punto abbiamo chiesto di farci mettere insieme anche per il ciclo successivo di cure, perché le terapie dei nostri bimbi erano uguali, con gli stessi intervalli. È così che è nata una grande amicizia con Fabiola e tra le nostre famiglie. Certo, avrei preferito conoscerla altrove, per il bene dei nostri bambini, ma sono contenta di averla incontrata.
Dove nascono amicizie
Casa Ronald è stata fondamentale per la nascita di questa amicizia. Avevamo avuto entrambe esperienze in altre strutture di accoglienza, ma lì non sarebbe nato questo rapporto, per vari motivi: la qualità degli alloggi, la distanza dal Meyer e un’attenzione minore da parte del personale. Negli altri posti dove abbiamo vissuto era anche impensabile cucinare, invece qui è tutto pulito e ordinato. Ogni volta che io e Fabiola facciamo la lista della spesa per telefono ci viene sempre da dire “Sembra che andiamo in vacanza” e questo ci fa sorridere. Sono piccole cose, ma ci aiutano a non pensare al fatto che siamo in ospedale. E per questo anche al Meyer ci chiamano “Il gruppo vacanze”!
Nessuno è solo
Sappiamo entrambe di poter contare l’una sull’altra, ci aiutiamo sempre, sia nella gestione della Casa che psicologicamente. Ma questo non vale solo tra noi, lo facciamo tutti. L’altra sera, per esempio, abbiamo visto un papà che era solo e ho pensato subito a Luca, mio marito. Se fosse stato lui a tornare qui in Casa Ronald da solo? Così abbiamo deciso di cucinare per uno in più. È stato bello, perché lo abbiamo coinvolto e lui ha condiviso con noi la sua cucina calabrese, il salame e le melanzane sottolio. Sono questi i momenti in cui capisci l’importanza di vivere in Casa Ronald, perché qui avrai sempre qualcuno su cui contare e non ti sentirai mai solo.
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