Storie delle famiglie
10/02/2022
Dalla Sicilia a Firenze: una famiglia ritrovata
Un inizio difficile
Mi chiamo Giuseppe e lo scorso gennaio ho avuto la mia prima bambina, Aurora: la gioia più grande della mia vita! Il suo percorso è stato particolare perché qualche giorno dopo la nascita i medici hanno notato un dislivello cranico dal lato sinistro. A noi, che ci aspettavamo solo di tornare a casa con la nostra bimba e iniziare a vivere la nostra vita felice in tre, è crollato il mondo addosso! Da quel momento sono iniziati una serie di controlli che, anche su suggerimento del medico che ci aveva seguiti a Palermo, ci hanno portato qui a Firenze, all’Ospedale Pediatrico Meyer. E così a giugno Aurora ha subito un primo intervento: per fortuna è andato tutto bene, anche se vedere nostra figlia in quelle condizioni è stato per noi molto traumatico. Tuttavia, insieme alla mia compagna, facendoci forza a vicenda, siamo riusciti a superare quel momento e piano piano abbiamo ripreso una vita normale, credendo che si fosse tutto risolto e che potessimo finalmente lasciarci quella brutta esperienza alle spalle. Ma così non è stato e ad ottobre, dopo pochi mesi dall’intervento, Aurora ha iniziato a presentare un gonfiore sul lato destro della testa, che andava a crescere sempre di più. A quel punto abbiamo subito richiamato il Meyer, e il professore che l’aveva operata ci ha detto di tornare immediatamente a Firenze per poterla visitare. La paura era quella di dover sottoporre Aurora ad un nuovo intervento, ma al momento fortunatamente questa opzione sembra essere stata scongiurata.
Una casa a distanza
A tutto questo si è aggiunto anche il disagio di doverci allontanare da casa: anche il dover viaggiare per venire a Firenze ha avuto su di noi un forte impatto, sia dal punto di vista emotivo che da quello economico. A giugno, non sapendo che l’Ospedale aveva una sua rete di accoglienza, siamo stati in albergo per tutta la durata del ricovero di Aurora, e abbiamo dovuto pagare una cifra considerevole: questo ha intensificato ulteriormente il nostro disagio e a livello psicologico è stato tutto ancora più pesante. Quando abbiamo saputo di dover tornare nuovamente a Firenze abbiamo quindi provato a trovare un’altra soluzione e, tramite le assistenti sociali del Meyer, sono arrivato qui in Casa Ronald Firenze: per me questa opportunità è stata fondamentale e mi ha dato un grande sollievo. Qui a Casa Ronald ho trovato tutto quello che manca a un genitore in un momento come quello che sto passando io: ho trovato un conforto, una grande serenità anche dal punto di vista logistico, quella accoglienza che solitamente si ritrova solo a casa propria. In passato mi era capitato di vedere in tv degli spot su Fondazione Ronald, ma li guardavo con scetticismo e soprattutto pensando che tanto a me, un aiuto del genere, non sarebbe mai servito. Purtroppo, poi la vita mi ha messo di fronte a tutto questo e mi sono dovuto ricredere: ora che la vivo in prima persona ho capito che Casa Ronald è una realtà concreta, ed è importante sostenerla con piccoli gesti che, tutti insieme, possono fare la differenza per tante famiglie.
Un amico che ti aspetta
Penso davvero che questa struttura sia chiamata “Casa” proprio perché ti fa vivere quella realtà che hai a casa: la semplicità nell’infornare una torta o nel prepararti un caffè, il dover pensare a mantenere in ordine la propria camera… tutte queste sono delle dinamiche quotidiane che ti fanno sentire come se fossi a casa. Un’altra cosa che ti colpisce stando in Casa Ronald è il rapporto che si crea con gli altri genitori ospiti: ci si confronta e ci si conforta a vicenda… metaforicamente parlando ci “diamo reciprocamente una pacca sulla spalla”, perché – sia pur con le dovute differenze – siamo tutti sulla stessa barca. E posso dire la stessa cosa dello Staff: persone che non avevo mai visto prima ma con le quali sono entrato subito in sintonia. Tutto questo mi ha fatto capire una cosa molto importante: che il grande valore aggiunto di Casa Ronald è quello di accorciare le distanze. Non è un albergo, non è una fredda reception: Casa Ronald è un amico che ti aspetta.
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