Racconti dei volontari
14/06/2022
Volontaria per scelta
Il mio sì al servizio civile universale
Sono Giulia, ho 27 anni e vengo dalla Sicilia. Vivo a Firenze da qualche anno e da tanto tempo volevo fare l’esperienza del Servizio Civile Universale; così quando lo scorso anno è uscito il bando ho trovato il progetto di Fondazione Ronald che ha subito catturato la mia attenzione: in passato ho avuto un’esperienza di volontariato al Meyer, e quando ho visto che Casa Ronald Firenze ospita le famiglie dei bambini in cura presso questo ospedale non ho avuto dubbi e mi sono candidata. Inoltre, ho trovato il progetto molto vicino ai miei studi in Psicologia, e così ho pensato di mettere a frutto e a disposizione degli altri tutto quello che ho imparato. L’idea di poter fare parte di un gruppo di persone che aiuta queste famiglie in un periodo così difficile della loro vita mi ha entusiasmato, anche perché purtroppo da piccola ci sono passata e so quanto possa essere importante un aiuto di questo tipo.
Il posto giusto per me
Già dalla prima volta che ho messo piede in Casa Ronald mi sono innamorata di questa realtà: fin dal colloquio mi sono sentita accolta e nonostante un po’ di agitazione ho subito sentito che Casa Ronald era il posto per me… quando dopo qualche settimana mi avete detto che avevo superato la selezione, non stavo più nella pelle, ero davvero molto emozionata e felice! A fine maggio del 2021 ho iniziato quindi il mio percorso e devo che dire che già nel giro di un mese mi sono sentita subito a mio agio e parte integrante del team. Piano piano ho imparato come gestire la casa e occuparmi delle famiglie, anche stando da sola in turno: una bella responsabilità che per me ha avuto una grande importanza, perché ho visto che vi siete fidati di me. Questo mi ha dato modo di crescere tanto: il sapere di poter fare in autonomia, ma con la tranquillità di avere sempre un punto di riferimento a cui rivolgermi in caso di bisogno è stato molto importante e penso che questa sia un po’ la stessa cosa che succede alle famiglie che ospitiamo! Noi accogliamo le famiglie, diamo loro la possibilità di stare in Casa Ronald per rimanere accanto ai loro bimbi, diamo loro delle regole ma alla fine sono autonome e credo che questo, insieme al fatto che nello staff, nei volontari e negli altri ospiti trovino davvero una famiglia, contribuisca a farle sentire a casa. Ecco, penso che molte di queste famiglie, soprattutto quelle che rimangono qui anche per lunghi mesi, è un po’ come se prendessero Casa Ronald come la loro seconda casa, e questa è la cosa che mi ha colpito di più: vederli muoversi in casa perfettamente a loro agio, proprio come se fossero a casa propria, vederli appoggiarsi a noi non come se fossimo dei semplici operatori, ma dei veri e propri amici, mi fa sentire parte di qualcosa di importante, mi fa sentire utile!
Oltre ogni mia aspettativa
Penso spesso a quando ho iniziato questo percorso e adesso, dopo quasi un anno, posso dire che le mie aspettative sono state di gran lunga superate, e che quello che sto facendo è anche meglio di quanto avrei mai potuto immaginare. Gestire la casa, portare avanti tutti i servizi che offriamo ai nostri ospiti, vuol dire prendersi cura dei genitori che stanno attraversando il periodo più difficile della loro vita, quello legato alla malattia di un figlio, vuol dire aiutarli a staccare dalla realtà ospedaliera, a distrarsi, a ricaricarsi e ad avere tutte le energie necessarie per stare accanto ai loro bambini e indirettamente, quindi, vuol dire prendersi cura anche dei piccoli pazienti.
Sentirmi vicina con un semplice sguardo
Parliamo sempre di giusta distanza, ma spesso quando parlo con le famiglie ospiti della casa io non sento distanza, basta davvero uno sguardo per sentirsi vicini! Mi è capitato di conoscere famiglie che ciclicamente fanno ritorno a Casa Ronald: vedere che anche a distanza di tempo si sentono nuovamente a casa e riprendono le abitudini che avevano mesi prima mi dà la conferma che questa è davvero una bellissima realtà. E forse faccio ancora più caso a queste cose perché anche io sono stata al posto di quelle famiglie in passato, anche io sono stata ospite di una casa in cui i miei “zii” e i miei “nonni” erano gli operatori di quella struttura… e quindi adesso mi rendo conto che per le famiglie di Casa Ronald a volte sono un’amica, una “figlia”, una “sorella”… perché in fondo queste sono solo definizioni sociali, ma sappiamo bene che una “famiglia” può essere tanto altro, e quella di Casa Ronald è davvero una grande famiglia. Quella che sto vivendo è davvero un’esperienza unica, che mi sta arricchendo tanto e che ogni giorno mi entusiasma sempre di più, e non nascondo che, quando penso che fra pochi mesi il mio percorso qui si concluderà, un po’ di tristezza mi assale… ed è per questo che, se dovessi scegliere una sola cosa che in questi mesi mi ha segnata più di altre avrei difficoltà a farlo, perché ogni singola esperienza vissuta qui, a prescindere dal fatto che sia stata un’esperienza triste o felice, si è trasformata in un tassello importante di questo mio percorso.
Il ricordo più magico
C’è un’immagine che porterò sempre nel cuore: una domenica bellissima in cui mi sono ritrovata in giardino con tutte le famiglie a giocare a calcio e a chiacchierare… mi sono proprio goduta quel momento di condivisione con loro e, nonostante fossero persone che fra di loro si conoscevano appena, l’atmosfera che si è creata era magica e ricordo di aver pensato “questo è proprio quello che fanno le famiglie!” Ecco, per questo e per tanto altro consiglierei davvero a tutti di intraprendere il mio stesso percorso qui in Casa Ronald. Casa Ronald per me è un amico con cui sorridere, è una spalla su cui piangere, è una famiglia, è un luogo sicuro, è un nido. Nonostante da queste mura passino tante storie a volte anche drammatiche, qui si riesce sempre ad avere un clima di serenità, di pace… un clima magico!
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